Benvenuti a Taranto: recita così il cartello che accoglie i tifosi emiliani appena arrivati all'ingresso della città dei due mari. Arrivano in tanti, con bus, pulmini e auto private. Tifosi anche loro di una nobile decaduta che da anni prova a rialzarsi senza riuscirci. Giungono in città e possono ammirare, da subito, il contrasto tra la grande industria e le bellezze paesaggistiche di una città quasi sempre maledetta.
Conoscono bene il valore della tifoseria tarantina, conoscono bene il calore della gente di Taranto; magari qualcuno di loro è stato qui quasi venti anni fa quando ci giocavamo due punti tra i cadetti.
Il presidente della Taranto ha abbassato il prezzo del tagliando ad un euro per favorire chi si sobbarca più di 1500 km per una trasferta in terza serie. Li immagino felici della cosa, festosi arrivano allo Iacovone, struttura imponente, ed entrano compatti e colorati. Si sistemano in curva sud ed espongono le loro pezze. Pezze che hanno girato l'Italia, che riportano i nomi di gruppi o più semplicemente uno sfottò per i rivali di sempre, i parmigiani. Tutto tranquillo, tutto fila liscio, gli striscioni passano il check in mentre gli emiliani si compattano e cantano, si fanno sentire in uno stadio silenzioso che protesta per ben altri problemi.
Non lo sanno, o forse lo immaginano, che qui merita una multa anche uno striscione in onore di amico che non c'è più. Cantano, saltano, ballano, una domenica normale almeno per loro, fino a quando qualcosa in campo si muove. Due uomini in giacca e cravatta arrivano sotto il settore e contemporaneamente arriva un nugolo di steward seguiti a ruota da un reparto di celere in assetto antisommossa. Motivo del contendere le pezze. Niente di nuovo per noi che abbiamo visto andar via i perugini e abbiamo assistito indignati al diniego ad entrare lo striscione “Sara con noi” dei tifosi lucchesi.
Si parlamenta per qualche minuto poi gli animi sembrano riscaldarsi; a qualcuno le mani prudono e il buon senso dei granata li porta a togliere le pezze dalla balconata per tenerle in mano.
Lo stadio di Taranto, la gente di Taranto solidarizza con loro. Dalla Nord partono cori contro la repressione, anche dalla gradinata, settore TS, lo sdegno si tramuta in cori contro questo modo di indegno di interpretare una legge illiberale e palesemente anticostituzionale.
Nel settore ospiti, intanto, si assiste alla farsa delle farse; la celere accerchia il gruppo ospite che per sfuggire alla morsa sale nella parte superiore di settore, subito seguiti dai solerti funzionari. I reggiani, merito a loro, non demordono e mantengono la calma non cadendo in quella che ormai a tutti sembra una trappola. I reggiani si sottraggono al gioco delle mani pruriginose, continuano a spostarsi nel settore, ora su, ora giù, sempre seguiti da uomini in divisa che per “tutelare la nostra incolumità” li segue passo passo. A questo siparietto lo stadio di Taranto reagisce con bordate di fischi. Arriviamo all'inizio del secondo tempo che i fischi di sdegno verso questa pagliacciata di “ordine pubblico” partono da ogni settore. La partita passa in secondo piano; gli occhi di tanti sono puntati sulla curva sud dove va in onda un patetico melodramma chiamato “Iacovone, stadio sicuro per famiglie”.
I reggiani dopo altri venti minuti di zig zag capiscono di non essere graditi e decidono di togliere il disturbo. Escono di scena così come sono entrati, compatti, colorati e con tanta dignità. I fischi dello stadio si trasformano in un lungo applauso, scrosciante, che parte dalla nostra curva e si diffonde in ogni angolo dello stadio. Sono partiti in piena notte per seguire la loro squadra del cuore, hanno percorso centinaia di chilometri, hanno speso una barca di soldi e per finire non hanno potuto nemmeno guardare la partita e fare tifo per la loro città.
Nella Nord i gruppi decidono che è meglio andar via che assistere a questo scempio. Si alzano anche loro e vanno via, ordinatamente, come i reggiani e anche loro con tanta dignità escono di scena.
I reggiani intanto si fermano nello spiazzale tra curva sud e gradinata, il settore TS in linea d'aria è a pochi metri… cori all'unisono e applausi ricambiati. Per qualche minuto gli ospiti continuano a mostrare orgogliosamente le loro pezze, le loro sciarpe. Non si sono piegati e vanno via sembrano voler dire. Ad attenderli però l'ennesima sorpresa. Schierati su due ali tipo “picchetto d’onore” decine di steward e un intero reparto celere pronto a debellare questi fastidiosi ospiti che anziché togliere le pezze hanno preferito l'arma della non violenza senza raccogliere le innumerevoli provocazioni ricevute. Il nervosismo di chi è al servizio della pubblica incolumità” era evidente. I tifosi reggiani attenderanno la fine della gara vicino i loro mezzi continuando a mostrare le pezze e intonando cori contro questo calcio, contro queste leggi caricaturali tanto quanto chi le applica in maniera vessatoria, alla faccia della presunta violenza negli stadi che si vorrebbe perseguire.
Al triplice fischio i reggiani salgono sui bus, sul pulmino e sulle loro auto, pronti a macinare altri 800 km prima di tornare a casa per raccontare che Taranto è sembrata una città ospitale e solidale ma chi rappresenta lo Stato ha una visione mortificante di dignità.
Andando via saranno sicuramente ripassati davanti quel cartello “BENVENUTI A TARANTO” all'ingresso della città; sicuramente a qualcuno di loro sarà scappato anche un sorriso sarcastico e, perché no? qualche imprecazione a voce alta.
Ciao ragazzi granata ci vediamo a Reggio (Osservatori e “tessere del Viminale”permettendo), senza arretrare di un passo. Senza mollare.
fonte: http://www.tarantosupporters.com/index.asp?id=3904 di Il Kama (28/09/2009)
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